Alicudi, l'antica Ericusa, deve il suo nome alle boscaglie di eriche di cui è ammantata buona parte dell'isola. L'isola è costituita da un vulcano a strato complesso. Nella parte sud-occidentale esso è coperto da alcuni vulcanelli con cupole di ristagno. Alicudi è la più lontana e una delle isole più piccole delle Eolie. La parte al di fuori delle acque rappresenta il cono di una grossa struttura vulcanica che si estende fino a mille metri sotto il livello del mare. Tipici di Alicudi sono i "rifriscatura", soffioni d'aria fredda (7°C circa) che sono ancora usati per la conservazioni di beni alimentari. Il pendio occidentale dell'isola è ripido e disabitato; quello orientale è costituito da ripiani e disseminato di case tra le quali si leva, in pittoresca posizione, la Chiesa di S. Bartolomeo. Caratteristici il Serro della Farcona, cinto da alti precipizi e il Timpone delle Femmine, ubicato anche in località impervia; ivi si rifugiavano le donne durante le scorrerie saracene.
Circumnavigando l'isola, scoscesi pendii ricoperti da cespugli di erica si alternano a minuscole spiaggette. Appaiono archi di roccia naturali, i cosiddetti "perciati" e, nelle scogliere, si aprono grotte scavate dagli elementi naturali come quelle dell'Acqua e del Grottazzo. Si procede inoltre in un continuo variare di bei panorami: si ammirano pendici terrazzate coperte da cespugli e da fichi d'India, alte coste con stratificazioni di rocce nere e di conglomerato rossastro; anguste forre, valloni confluenti e un susseguirsi di alti, solenni precipizi che conferiscono al paesaggio un'impronta di maestosità inobliabile. Un abitato delle fasi iniziali della cultura di Capo Graziano (XVII-XVI sec. a.C.) doveva estendersi vicino al Porto, in contrada Pantalucci fino al torrione della contrada Fucile. Tipico esempio della natura geologica di Alicudi sono anche i "fili", colonne di lava modulate dall'erosione e dagli sprofondamenti della roccia lavica antichissima.
Agli appassionati di pesca subacquea consigliamo qualche immersione nelle vicinanze dello Scoglio della Jalera; fra i pesci più pregiati abbondano aragoste, ricciole e cernie.
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